Caro bitcoin: perché sei?

Ogni tanto mi capita che qualcuno mi chieda di spiegargli cosa è bitcoin e alla domanda "mi spieghi un po' cos'è bitcoin?" io vado sempre un po' in crisi. Perché? Perché la risposta è di per sé molto semplice, bitcoin è una moneta, bitcoin sono soldi, ma in realtà la cosa complessa è spiegare come è possibile che una cosa che non c'è, che non si vede, che non si può toccare, possa essere soldo, moneta.
Siamo abituati ad avere una concezione fisica del denaro.. vero che il saldo del conto in banca lo si vede sullo schermo del computer o del cellulare, ma quel numero facciamo conto che rappresenti le nostre banconote conservate nella cassaforte della banca. Una moneta è un dischetto di metallo, una banconota è un foglietto di carta pregiata stampata con effetti speciali molto carini. Per noi il denaro non è solo un numero, il saldo ci dice quanti soldi abbiamo, ma i soldi sono fisici, tutti i soldi lo sono, li possiamo tenere in mano, in tasca, possiamo riempirci il materasso o un forziere alla Zio Paperone, le banche li tengono nei sotterranei dietro porte blindate spesse un metro! ...o no? Un'amara scoperta che ho fatto quando ho cominciato ad interessarmi di bitcoin è che al mondo solo circa un decimo della quantità dei soldi esistenti (euro, sterline, dollari ecc) ha una "rappresentazione fisica", è stampato, il resto, il 90%, sono solo numerelli, sono cifre scritte su un foglio excel di una banca.
Una precisazione.. io sono un informatico, so solo qualcosa di come funziona un computer, non sono un economista, quindi alcune mie affermazioni suoneranno banali, ma meglio così, almeno magari mi capiranno tutti.. o almeno lo spero.



Altra cosa che ho scoperto contestualmente ai bitcoin è che il valore di euro, dollaro & co. non è basato sull'oro nei forzieri delle banche centrali... mentre io ero convinto che fosse così.
Io, come tutti, all'inizio mi chiedevo "come può questa cosa digitale avere un valore nel mondo reale?". I soldi rappresentano l'oro, l'oro è fisico, è reale, esiste in quantità limitata e non può essere falsificato. Cerco su Internet e cosa scopro? Che i soldi che uso non sono più limitati dall'oro contenuto nella Banca d'Italia da più di cento anni, nemmeno le lire lo erano. Quel sistema si chiamava sistema aureo e nei testi di economia ne leggerete come di una cosa antiquata, stupida e vecchia.
Beh, io ero ignaro di tutto, io pensavo che nessuno potesse decidere la quantità di soldi in circolazione, pensavo che il complessivo dei soldi di una nazione equivalesse al valore dell'oro nei forzieri della sua banca centrale. La realtà è che la quantità di euro o dollari esistente al mondo viene decisa dalla banche centrali: i banchieri centrali, qualche decina di persone al mondo decide quante banconote si possono stampare, un bel potere, non vi pare?
La cosa più sconvolgente, a dir la verità, non è stato scoprire questo, ma rendermi conto che quasi tutti i miei amici non lo sapevano.  Ho studiato una discreta quantità di anni ma nessuno mi ha mai insegnato come funzionano i soldi... c'è da meditare.
Quindi, se tiriamo un po' le somme di quanto ho scritto, abbiamo scoperto che il 90% dei soldi tradizionali (dollari, euro, sterline, yuan, yen...) sono solo numeri, come bitcoin.
Ma, perché c'è un ma, i bitcoin sono numeri molto diversi, i bitcoin hanno un massimo. I banchieri possono stampare nuovi soldi all'infinito, possono stampare camionate di banconote da utilizzare dove serve (tipicamente da dare alle banche private quando sono sull'orlo del fallimento), mentre il numero di bitcoin è fisso, definito e immodificabile. Il numero massimo di bitcoin è 21 milioni. 21 milioni e non uno di più, fine, non c'è banchiere che tenga. Con i bitcoin è come tornare all'oro, con i bitcoin torniamo ad avere una moneta basata su qualcosa di fisso, qualcosa di immodificabile. L'oro non può essere creato dal nulla, i bitcoin nemmeno, gli euro invece si... la vedete la differenza? I bitcoin sono oro digitale, gli euro sono numeri su un foglio di calcolo.



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Blockchain non renderà le banche più efficienti.

di Saifedean Ammous, 4 febbraio 2016, American Banker
articolo originale: http://www.americanbanker.com/bankthink/blockchain-wont-make-banks-any-nimbler-1079190-1.html

Nel 1855, Karl Benz unì la sua professione di produttore di motori a scoppio con il suo hobby di disegnare carrozze al fine di produrre il primo veicolo mobile autonomo: l'automobile. Benz introdusse un motore come soluzione ad uno specifico problema di ingegneria: permettere a una carrozza di muoversi rapidamente senza cavallo. Il motore soppiantò il cavallo, non velocizzò i cavalli.

Nel 2008, un analogo problema di ingegneria è stato risolto da Satoshi Nakamoto. Crittografia e reti peer-to-peer sono state combinate per produrre bitcoin, la prima moneta completamente elettronica. Nakamoto ha introdotto il blockchain di bitcoin come soluzione ad uno specifico problema di ingegneria: trasferire soldi online nello stesso modo usato per trasferire contanti in prima persona, senza bisogno di una terza parte.

Così, nonostante i tentativi delle banche di testare e utilizzare la tecnologia blockchain a loro vantaggio, è fuori discussione che gli intermediari possano ricavare vantaggio da una tecnologia che è stata progettata per sostituirli. Sarebbe come attaccare dei motori ai cavalli in nome dell'innovazione tecnologica: il risultato sarebbe solo quello di rallentare i cavalli, e questa idea ridicola non troverà spazio al mondo.

Quando due parti si scambiano bitcoin, la transazione viene trasmessa a tutti i computer della rete, i quali impiegano una notevole potenza di elaborazione per verificare tutte le transazioni e per verificare le verifiche fatte da altri.

Questo processo molto complesso e iterativo permette alla rete di raggiungere un accordo sulla registrazione definitiva e inalterabile delle operazioni fatte, registrazione che prende la forma di una catena di blocchi. I membri della rete vengono "pagati" con nuovi bitcoin proporzionalmente alla potenza di elaborazione fornita. Questo approccio è un metodo computazionalmente intenso e costoso di verificare le transazioni. Questo spiega perché oggi la potenza di elaborazione della rete ha superato 1 exahash al secondo - potenza da far impallidire i più grandi supercomputer del mondo - e anche il motivo per cui consuma enormi quantità di energia elettrica.

Ci sono metodi molto più facili e leggeri per registrazione transazioni, ma questo è l'unico metodo che elimina la necessità di una terza parte, di un intermediario. Le transazioni vengono aggiunte al blockchain perché molti verificatori competono tra di loro, guadagnandoci, per poter essere i primi a effettuare la verifica. Eppure, per poter effettuare una transazione, non occorre fidarsi di nessuno. Piuttosto, la frode viene immediatamente rilevata e bloccata dalla rete, i cui membri hanno forti incentivi a mantenerla integra. In altre parole, bitcoin è costruito interamente su un sistema di verifica ingombrante e costoso, che però riesce ad eliminare la necessità di avere fiducia e affidabilità tra le parti: è 100% verifica e 0% fiducia.

Solo il tempo dirà se questo modello saprà soppiantare le forme tradizionali di finanza che utilizzano tecnologie più semplici ma basate, a differenti livelli, su fiducia e intermediazione. E' possibile che Bitcoin riesca a soppiantare molti intermediari finanziari, ma è anche possibile che Bitcoin ristagni o addirittura fallisca e scompaia. Ciò che non può accadere è che la tecnologia blockchain (Bitcoin) favorisca quel sistema dell'intermediazione finanziaria che è stata destinata a sostituire.

Per qualsiasi terza parte che gestisca pagamenti, transazioni commerciali, o mantenga registri, il blockchain è una tecnologia estremamente costosa e inefficiente. Una blockchain non collegata a bitcoin combina il peggio dei due mondi: la struttura ingombrante del blockchain con i costi e i rischi sulla sicurezza delle terze parti. Non c'è da meravigliarsi che sette anni dopo la sua invenzione la tecnologia blockchain non sia ancora riuscita a sfondare con successo con una applicazione commerciale diversa da quella per cui è stato progettato specificamente: bitcoin.

Mentre invece c'è stata abbondanza di entusiasmo, di conferenze e dibattiti di alto profilo sui media, nei governi, nel mondo accademico, dell'industria, e al World Economic Forum sul potenziale della tecnologia blockchain. Molti milioni di dollari sono stati investiti in imprese, in ricerca e promozione da governi e istituzioni sedotti dall'euforia, senza alcun risultato pratico.

I consulenti Blockchain hanno costruito prototipi per compravendita di azioni, registrare attività, effettuare votazioni e riconciliare pagamenti. Ma nessuno di questi è stato implementato commercialmente perché sono più costosi rispetto ai metodi più semplici basati su database e software consolidati, come ha recentemente concluso il governo del Vermont.
Nel frattempo, le banche non hanno una grande tradizione nell'applicazione di nuove tecnologie per uso proprio. Qualche settimana fa, a Davos, mentre il CEO di JPMorgan Chase Jamie Dimon stava promuovendo la tecnologia blockchain, le interfacce 'Open Financial Exchange' della sua banca - una tecnologia del 1997 che fornisce informazioni sui clienti - erano giù, non funzionavano da due mesi.

Al contrario, la rete bitcoin è nata due mesi dopo la presentazione della tecnologia da parte di Nakamoto. Fino ad oggi, h funzionato ininterrottamente ed è cresciuta fino a valere oltre 6 miliardi di dollari (oggi 11). Blockchain era la soluzione al problema del contante elettronico e dato che funzionava, è cresciuta in fretta, mentre Nakamoto ha lavorato anonimamente comunicando brevemente solo via e-mail per circa due anni. Non ha avuto bisogno di investimenti, capitali, conferenze o pubblicità.

Ci sono molte tecnologie semplici che le banche hanno necessità di ottimizzare e migliorare, mentre invece sono sedotte dal canto delle sirene che pronunciano parole futuristiche e vanno alla ricerca di un problema da poter risolvere con la tecnologia blockchain, ma non troveranno nulla.



Saifedean Ammous è un assistente professore di economia presso la Lebanese American University.



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